domenica 31 gennaio 2016

10 ANNI

10 ANNI
di Matteo Will Bertolotti

E’ buio e la lampada frontale emette un fascio di luce debole. Sono uscito di fretta, all’ultimo minuto come mio solito e le batterie di ricambio sono rimaste sulla scrivania. Non serve molta luce, stiamo camminando sull’asfalto della vecchia strada che da Alzano sale all’abitato di Burro. Le macchine qui non passano più da anni e la corsia è abbastanza stretta.
Sta piovendo e il rumore dell’acqua che mi circonda mi regala un piacevole senso di rilassamento.
Al mio fianco c’è Luca e poco più indietro altri amici. Siamo in tanti ma saliamo in ordine sparso, ognuno con il suo passo.
Noi siamo tra gli ultimi del gruppo e tutto sommato non mi dispiace. Aumento o diminuisco il passo come più mi aggrada perché questa sera non c’è fretta.
Prima di intravedere le luci delle prime case ricevo una telefonata ma fortunatamente non si tratta di lavoro. E’ amico che ci sta raggiungendo.
Non appena entro nella piccola frazione la pioggia aumenta, qualcuno cerca riparo sotto il porticato della chiesa, dove un presepe illuminato attira l’attenzione anche di chi ha smesso di credere.
Ci fermiamo per una ventina di minuti, giusto il tempo di ricomporre il gruppo. Riconosco qualche vecchio amico che non vedevo da tempo e solo allora prendo coscienza che sono trascorsi 10 anni.
La camminata continua, ora lungo un sentiero umido e scivoloso. Qui un paio di signore che indossano calzature poco adatte progrediscono con difficoltà. Dopo una ventina di minuti raggiungiamo una piccola grotta, posta in corrispondenza di un tornante. Una madonnina addossata alla parete pare dominare la valle. Intorno a Lei ci sono diverse fotografie, alcune vecchie e sbiadite; dall’altra parte della grotta c’è la fotografia di Livio. E’ stata posata in disparte, quasi a voler dipingere la sua personalità su questa parete di calcare: quella di un ragazzo schivo, silenzioso e deciso.
Intorno si radunano gli amici, ne ho contati più di ottanta prima di perdere il conto. Mi metto in disparte alla ricerca di un po’ d’intimità: questa sera ne avverto il bisogno. Paolo si avvicina e mi offre del tè ma non si accorge che i miei occhi sono completamente rossi.
Qualche parola, qualche canto, qualche saluto e la gente inizia a ridiscendere. Io resto li, immobile, quasi paralizzato.
Solo quando gli amici sono ormai lontani mi decido ad avvicinarmi alla fotografia e salutare l’amico. Respiro profondamente e in un lampo vedo scorrere anni di vita, di amicizie, di viaggi, di pareti, di arrampicate. Il tempo non si è proprio fermato. Quando ripenso alla Val di Daone e al terribile 26 dicembre 2005 ho immagini chiare, precise, lucide. Ho sempre l’impressione che tutto sia accaduto l’altro ieri ma non è così. Stasera più che mai ne prendo coscienza. Mi rendo anche conto che gli insegnamenti che ho ricevuto da Livio, dapprima come direttore del mio corso di roccia e poi come compagno di cordata, mi hanno sempre accompagnato, sia in parete che nella vita.
E tutto ciò è fantastico.