sabato 1 dicembre 2007

BIRRA E VINO

Finito un libro ne inizio un altro... e come al solito alcune frasi restano scolpite nella mia mente...

[...] Una seraandai alla cena di chiusura del corso d'alpinismo, in una località fuori Genova. Normalmente dopo le prime portate diventavo un altro: con l'aiuto di qualche bicchiere di vino riuscivo a dimenticare il mio umore, aumentava la mia loquacità, e con essa le battute, le risate, gli scherzi. Era sempre stato così, e anche se non vi ricorrevo spesso, era il mezzo più comodo che avessi per avere un po' di pace [...]

Alessandro Gogna dal Libro "Nuovi Mattini - Il singolare sessantotto degli alpinsti"

mercoledì 21 novembre 2007

IN VETTA AD OCCHI CHIUSI

Sto leggendo questo libro e ogni pagina incide nella mia mente molte emozioni.Un alpinista cieco che compie importanti salite in tutto il mondo.

Durante la salita al Kilimanjaro[...] Il cartello che segnava la vetta recitava: "Vi trovate all'Uhuru Peak, il punto più alto dell'Africa, 5895 metri" Seduto sulla vetta, con la testa piegata in avanti e appoggiata sulle ginocchia chiesi a Baltazar: "Cosa vuol dire Uhuru?" Ci pensò un istante. "Libertà" rispose.Libertà era una parola che non comprendevo. Libertà da che cosa? Libertà dai limiti del corpo? Dal dolore? dalle delusioni? Cosa significava? Volevo credere che raggiungere le vette sparse per tutto il pianeta mi potesse donare quel tipo di libertà, o almeno che mi avvicinasse ad essa ma, quando arrivavo in quei luoghi remoti, l'immensa potenza delle montagne contribuiva solo a intensificare il mio senso di fragilità, il mio umano bisogno di cibo, di ossigeno, di aiuto, di calore. Poi capii. Fu un pensiero che si formò lentamente e iniziò a prendere vita e a ricaricare il mio cervello deprivato di ossigeno. Forse era la libertà di realizzare la mia vita secondo i miei progetti, o almeno la libertà di provarci oppure di fallire nel tentativo. Forse la libertà in sé era irraggiungibile e l'obiettivo era la ricerca della libertà, con la consapevolezza che non l'avrei mai trovata.Forse la chiave consisteva nel provarci, nell'impossibilità di farcela, e nel tentare comunque di raggiungere l'impossibile, con il corpo piantato saldamente per terra, mentre lo spirito si librava alto nel cielo e arriva incredibilmente vicino all'obiettivo. [...]

nella Yosemite Valley
[...] "Cosa ha suscitato in te l'interesse per l'arrampicata?" chiese Jeff."Non lo capisci da te guardando questa faccia diabolica?" Rispose."Fama, fortuna, gloria e donne. Beh donne mica tante" [...]

Sempre dal libro che sto leggendo riporto due piccoli passi:
[...]Chris mi abbracciò e disse: "Ottimo lavoro, Erik, ma nell'ultima ora sei andato più lento della mia vecchia nonna defunta"
Malgrado la stanchezza sorrisi, perchè avevo imparato molto tmepo prima che, per un alpinista, gli insultui sono la più grande forma di rispetto e ammirazione.[...]

[...]Dal mio punto di vista, la vetta dell'Aconcagua non offriva alcuno spettacolo mozzafiato, nessuno scenario sbalorditivo con il mondo che si spalancava sotto i miei piedi. Per me, era solo un caotico mucchio di pietre con una fredda croce di metallo che si innalzava al centro. Ma una vetta è molto di più di un panorama. Sarò forse prevenuto, ma quando la gente dice che scala le montagne per il panorama non ci credo. Nessuno si sottopone a un simile calvario per un bel panorama. Una vetta non è solamente un posto su una montagna. La vetta esiste nei nostri cuori e nelle nostre menti. E' un frammento di un sogno che si avvera, la prova inconfutabile che la nostra vita ha un senso. La vetta è un simbolo, la dimostrazione che con la forza della nsotra volontà, delle nostre gambe, della nostra schiena e delle nostre mani, possiamo trasformare le nostre vite in ciò che vogliamo.[...]

domenica 2 settembre 2007

VOLARE IN DOLOMITI

Il Bertoldo sull'ultimo tiro ha pensato bene di insultare un Sasso Errante. Tale Sasso, offeso per l'arroganza dell'arrampicatore, ha pensato bene di lasciarsi cadere verso valle proprio nel momento in cui il maleducato passante appoggiava il piede su di lui. Fu così, che quasi per magia, il nostro climber si trovò a volteggiare leggero nell'aria. Quasi avesse trovato una nuova aspirazione sportiva si dilettò in un paio di volteggi e, per prendere più velocità, pensò bene di mettersi anche a testa in giù.Ma, aimè, si era dimenticato di avere ancora il cordone ombelicale...e fu così che un chiodo, qualche metro di corda, un mezzo barcaiolo e una mano pronta gli fecero smettere di sognare... Il breve sogno era già finito ed il duro impatto con la realtà (o roccia che dir si voglia) non si fece attendere mettendo fuori uso il Bertoldo. Il nostro Sasso Errante si era degnamente vendicato e rideva soddisfatto qualche centinaio di metri più a valle. Fu allora che il Bertoldo, sentite le patetiche sghignazzate, volle dimostrare di essere più duro della roccia che si era presa gioco di lui e lo aveva colpito.Si mise nuovamente in posizione verticale, appoggiò le quattro zampe sulla parete e raggiunse la vicina vetta, tutto intero, non completamente sano, ma comunque trionfante...

venerdì 13 luglio 2007

NAMIBIA, SFIDA IN VETTA


L'impresa di due amici appassionati di trekking
Da L'Eco di Bergamo, 12/07/2007 di Giuseppe Manzi

Ennesimo viaggio, ennesima impresa. Così vivono ormai i loro viaggi Matteo Bertolotti e Luca Galbiati, due dei quattro Sass Baloss, un gruppo di amici che condivide la passione per le alte vette e il trekking. Ogni anno la coppia di amici fissa una meta da raggiungere in giro per il mondo dove poter scoprire le bellezze della montagna e dell’arrampicata. Dopo la Patagonia nel 2005 e la Thailandia nel 2006, quest’anno l’impresa – perché di impresa si deve parlare, nonostante la modestia dei due giovani – ha avuto come palcoscenico la Namibia, una terra splendida nell’Africa meridionale. E già sembra strano poter parlare di trekking e arrampicate associandoli al Continente nero. «Se a qualche amico dite che siete in partenza per la Namibia con l’attrezzatura d’arrampicata – spiega Matteo, 26 anni, di Osio Sotto – questo quasi certamente vi porrà due domande. La prima: dov’è la Namibia? La seconda: Ci si arrampica anche lì?». Una meta sicuramente non facile, ma dopo le splendide avventure degli anni precedenti i due Sass Baloss non volevano esimersi dal tentare un percorso non scontato. «Le principali località dove si è sviluppata l’arrampicata sono l’Ameib Ranch e lo Spitzkoppe. Noi, per la prima volta, partivamo dall’Italia con un saccone pieno di materiale, come se fosse una piccola spedizione. Avevamo tutto quello che ritenevamo necessario: imbraco, scarpette, corde, friend, microfriend, dadi e una serie di altre diavolerie. Tutto per tentare l’arrampicata su alcune vie grandiose aperte sulla parete sud dello Spitzkoppe – continua Matteo –, una montagna che ha rappresentato per noi una vera e propria sfida. Al primo tentativo abbiamo abbandonato a causa dei 40 gradi di temperatura. Ma al secondo, la soddisfazione è stata immensa, oltre al desiderio di ricordare un caro amico, Livio Ferraris, scomparso nel dicembre 2005, di cui abbiamo lasciato la fotografia in vetta». Scenari splendidi quelli africani, testimoniati dalle oltre 1.700 fotografie che in un mese e mezzo i due giovani hanno scattato in giro per la Namibia, molte delle quali raccolte sul loro sito http://www.sassbaloss.com/, uno dei siti di alpinismo più visitati dagli amatori, perché ricco di informazioni e suggerimenti utili. «Ogni regione della Namibia è particolare, ma quella che ci ha colpito di più è Kaokovelt, una remotissima area abitata dalla popolazione Himba, indigeni che vivono come se si fosse ancora all’età della pietra, vivendo solo di pastorizia, in case di argilla. Ma questi non sono stati gli unici incontri interessanti. Prima di partire avevamo trovato in Internet l’indirizzo mail di due climbers namibiani che ci hanno invitato a casa loro, ci hanno aiutato con la logistica e il materiale, e con i quali abbiamo stretto un legame di amicizia». Un’esperienza ancora una volta entusiasmante quindi, che alimenta la passione di questi due giovani e del loro gruppo di scalatori per la montagna e la divulgazione di percorsi e nozioni.