lunedì 16 novembre 2009

CONDOR E' UN IDEA... NON UN GRUPPO!

Davanti a noi una Lecco frenetica, una Lecco che riesce persino a far dimenticare il silenzio del Lago che di solito circonda le lucertole che s'arrampicano sulle fessure del Medale.

Il cancello del collegio Volta si apre lentamente senza che nessuno di noi s'impegni a cercare un campanello. La facciata illuminata a giorno trasmette un'aria di festa. Un signore vestito di scuro sulla porta sembra molto impaziente. Una vecchia Fiat Panda s'appresta a varcare slanciata il labirinto dei ricordi.

Don Agostino Butturini e Pietro Corti. Il vecchio e il bambino direbbe Guccini.
Il viaggio dei ricordi inizia davanti all'interminabile muro del cortile del collegio dove i nuovi Condor oggi possono iniziare a muovere i primi passi. Negli anni 70 questo cortile era il punto di partenza di mille amicizie, di mille emozioni, di mille trepidanti ed esilaranti avventure.

La seconda tappa della serata è la palestra. Qui due pareti d'arrampicata fanno da sfondo. Qui decidiamo di fermarci, seduti su fredde (e scomode panchine). Qui decidiamo di lanciare in fondo al lago i nostri orologi e accendere quella macchina del tempo che volgarmente viene chiamata al plurale "Ricordi".

Con noi un'oggetto tecnologico. Con noi un ladro di emozioni che su di un cavalletto statico riprende filo e per segno lo srotolarsi del gomitolo dei ricordi.
Il viaggio ha inizio, la nave lascia la sponda di Lecco e inizia a navigare, prima lentamente e poi con il vento a favore sino a solcare l'universo della storia. Gli occhi di don Agostino sono i veri protagonisti della serata. Potremmo guardarli per ore e pur non sentendolo parlare capiremmo che i Condor sono insieme al sacerdozio la sua vita.
La batteria cede abbastanza alla svelta e il grintoso prete emette un sospiro di sollievo.

Sono gli anni 70, anni difficili, e un pretonzolo venuto dalla campagna con una forte passione per la montagna si ritrova dietro la scrivania del Collegio Volta ad insegnare religione ad un gruppo di marmocchi. Un bel giorno, don Agostino prova a portare i ragazzini sulla normale della guglia Angelina... E da li una grande idea mette le fondamenta.

I Condor in breve si ritrovano ad aprire vie, a scovare linee logiche di salita, a lasciare un'impronta del loro passaggio in una Lecco particolarmente aperta all'alpinismo.
Le vie aperte dal gruppo sono veramente tante, forse troppe perchè un essere umano riesca a ricordarle tutte! Tante oggi sono divenute delle classiche, tante delle avventure tra il marcio e l'erboso, e tante (forse la maggior parte) degli itinerari quasi completamente sconosciuti.

...Condor è un'idea.
Oggi l'alpinismo è ucciso dalle patacche, dai riconoscimenti, dalla voglia di gloria e dall'esaltazione del proprio ego. Condor è tutt'altro. Condor è un'avventura vissuta con gli amici, Condor è la condivisione di un'avventura, Condor è una scuola di vita dove la Montagna è la maestra, la professoressa e l'insegnante.

"La montanga è un bellissimo sasso ma ciò che puoi spremere da esso, e in particolare il ritorno alla vita vera e ai suoi valori, contano molto di più!". Parola di prete!

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