mercoledì 25 novembre 2009

LUCI DELLA CITTA' - Il cerchio si chiude... o forse no?

E' da un po' di tempo che io e Paolo volevamo ripeterla... Una volta siamo arrivati sino a Palazzago prima di arrenderci all'evidende nubifragio che invadeva tutta la Lombardia. Era il giorno del mio ventinovesimo compleanno.
Poi, in un sabato qualsiasi, mentre stavo sulla ferrata del Medale... Michele aveva fatto sua la nostra idea e ci aveva preceduto nella ripetizione di questo itinerario.
Giovedì 19 io, Paolo ed Ale chiudevamo una volta per tutte questo capitolo arrampicatorio legato al Medale.
Paolo è stato il capocordata e forse toccherebbe a lui scrivere queste poche righe... ma gli rubo il posto (sono sicuro che mi perdonerà) perchè credo che questa piccola nota sia d'obbligo dopo le precedenti due legate alla figura di Don Agostino Butturini che ho scritto nelle scorse settimane.
Ora la trilogia è completata.
La via è brutta o meglio... non è bella. Ma questo già si sapeva... La via è anche dura... qualcuno dice più dell'adiacente Bonatti. Ma anche questo già si sapeva... Ma pochi sanno una cosa importante! Per salirla occorre affrontarla con lo spirito Condor! Allora salire i metri... un passo alla volta... assumerà un valore particolare... quasi se i volti del nostro essere vengano mano a mano scolpiti e levigati.
Una via per alzarsi... non solo di qualche metro (sono 180 mt di sviluppo) ma per toccare con mano una scuola di vita che altrove non esiste!





















lunedì 16 novembre 2009

CONDOR E' UN IDEA... NON UN GRUPPO!

Davanti a noi una Lecco frenetica, una Lecco che riesce persino a far dimenticare il silenzio del Lago che di solito circonda le lucertole che s'arrampicano sulle fessure del Medale.

Il cancello del collegio Volta si apre lentamente senza che nessuno di noi s'impegni a cercare un campanello. La facciata illuminata a giorno trasmette un'aria di festa. Un signore vestito di scuro sulla porta sembra molto impaziente. Una vecchia Fiat Panda s'appresta a varcare slanciata il labirinto dei ricordi.

Don Agostino Butturini e Pietro Corti. Il vecchio e il bambino direbbe Guccini.
Il viaggio dei ricordi inizia davanti all'interminabile muro del cortile del collegio dove i nuovi Condor oggi possono iniziare a muovere i primi passi. Negli anni 70 questo cortile era il punto di partenza di mille amicizie, di mille emozioni, di mille trepidanti ed esilaranti avventure.

La seconda tappa della serata è la palestra. Qui due pareti d'arrampicata fanno da sfondo. Qui decidiamo di fermarci, seduti su fredde (e scomode panchine). Qui decidiamo di lanciare in fondo al lago i nostri orologi e accendere quella macchina del tempo che volgarmente viene chiamata al plurale "Ricordi".

Con noi un'oggetto tecnologico. Con noi un ladro di emozioni che su di un cavalletto statico riprende filo e per segno lo srotolarsi del gomitolo dei ricordi.
Il viaggio ha inizio, la nave lascia la sponda di Lecco e inizia a navigare, prima lentamente e poi con il vento a favore sino a solcare l'universo della storia. Gli occhi di don Agostino sono i veri protagonisti della serata. Potremmo guardarli per ore e pur non sentendolo parlare capiremmo che i Condor sono insieme al sacerdozio la sua vita.
La batteria cede abbastanza alla svelta e il grintoso prete emette un sospiro di sollievo.

Sono gli anni 70, anni difficili, e un pretonzolo venuto dalla campagna con una forte passione per la montagna si ritrova dietro la scrivania del Collegio Volta ad insegnare religione ad un gruppo di marmocchi. Un bel giorno, don Agostino prova a portare i ragazzini sulla normale della guglia Angelina... E da li una grande idea mette le fondamenta.

I Condor in breve si ritrovano ad aprire vie, a scovare linee logiche di salita, a lasciare un'impronta del loro passaggio in una Lecco particolarmente aperta all'alpinismo.
Le vie aperte dal gruppo sono veramente tante, forse troppe perchè un essere umano riesca a ricordarle tutte! Tante oggi sono divenute delle classiche, tante delle avventure tra il marcio e l'erboso, e tante (forse la maggior parte) degli itinerari quasi completamente sconosciuti.

...Condor è un'idea.
Oggi l'alpinismo è ucciso dalle patacche, dai riconoscimenti, dalla voglia di gloria e dall'esaltazione del proprio ego. Condor è tutt'altro. Condor è un'avventura vissuta con gli amici, Condor è la condivisione di un'avventura, Condor è una scuola di vita dove la Montagna è la maestra, la professoressa e l'insegnante.

"La montanga è un bellissimo sasso ma ciò che puoi spremere da esso, e in particolare il ritorno alla vita vera e ai suoi valori, contano molto di più!". Parola di prete!

lunedì 2 novembre 2009

ARIA FRIZZANTINA

Potrei iniziare col dire che c'erano un fotografo, un infermiere e un ingegnere. Potrei continuare nel dire che c'era anche Tiziana. Volendo potrei persino aggiungere che il sole splendeva alto nel cielo.
Potrei... ma non lo faccio.

Il risutato sarebbe un tema descrittivo della giornata. Delle righe che verrebbero lette con la stessa velocità con cui verrebbero dimenticate.
Provate ad immaginare un teatro. Sipario rosso che si apre lentamente. Luci che si fondono con i vestiti colorati degli attori. Provate ancora ad immaginare di essere l'unico spettatore di quell'unica rappresentazione. Provate ad immaginare l'infinito e provate ad immaginare la piccolezza.
Ieri il sole illuminava un teatro che nonostante sia a pochi passi da casa visito molto poco. Non perchè il biglietto d'ingresso costi troppo ma perchè scelgo altri spettacoli. Ci sono poi quattro attori che si muovono in un palco enorme che è l'alta valle seriana.
Io sono lo spettatore che anzichè star seduto in platea inizia a muoversi in questa incredibile rappresentazione reale.
Ci sono silenzi e ci sono le voci. Le loro di voci.
Questa domenica è proprio diversa dalle altre. Non ci sono corde, non ci sono moschettoni. C'è solo il silenzio interrotto quasi esclusivamente dal loro vociare.
Ascolto tante storie. Storie di vita quotidiana. Storie di soccorso alpino.
Ogni istante della loro vita è legato a questa attività che rappresenta per loro una forma di devozione. Ascolto ammirando lo spirito con cui indossano quei vestiti. Ascolto le loro energie. Ascolto la forza d'animo con cui si salva una vita o si recupera un morto.
Cerco di far mio tutto questo. Cerco d'imparare e di crescere.