giovedì 30 ottobre 2008

SI PUO' FARE

Non è mia abitudine parlare qui del lavoro che faccio... ma questa volta non posso fare a meno di consigliarvi un film che probabilmente non andrete mai a vedere se non dietro un passaparola.

Il film esce domani... purtroppo il sole 14 sale in lombardia. E' un film da cercare... ma ne varrà la pena.
Qui metto uno spezzone 'in esclusiva'


giovedì 23 ottobre 2008

WEEKEND STELLARE

Due giorni tra i monti. Due giorni di emozioni.
Sabato saliamo in Medale dove con Claudia, Luca, Alessandro e Callist saliamo la Miryam al Pilastro Irene. Si tratta di una via molto bella che avevo per molto tempo lasciato in disparte.

Domenica invece con Luca abbiamo sfidato l'arrampicata artificiale salendo la temibile Cassin alla Torre Costanza.

Qui metto qualche passo scritto da Cassin e da Ivan Guerini (che ne effettuò la prima salita in libera).

Al momento però ho solo alcune fotografie dalla Miryam.

TORRE COSTANZA - VIA CASSIN

Cassin nel libro "Capocordata" scrive:
"La Torre Costanza è il più imponente monolito della Grignetta e si erge fra le innumerevoli cuspidi della Val Tesa. Benché secondo la definizione ufficiale la si dica "Torre", la si chiama al maschile "Il Costanza": ed è davvero una maschia e solenne architettura, ridotta alle linee essenziali, un poderoso mastio arrotondato, privo di angoli veri e propri, robusto ma non tozzo, reso ardito dalla liscia compattezza delle pareti. Il Costanza fu scalato per la prima volta nel 1914 da Angello Vassalli e da J.A. Sprangher per il versante settentrionale, lungo la cosidetta via dei Camini, un terzo grado superiore. E' naturalmente la via più facile, ma erano altri tempi. E' una calda domenica di metà giugno. Antonio Piloni, Domenico Lazzeri ed io siamo al colletto tra il Fiamma e il Costanza. con due corde di cinquanta metri e una staffa. La strapiombante parete sud del Costanza non è mai stata percorsa. Una ferma decisione ci anima: la lotta sarà ardua, lo sappiamo, ma ad ogni costo vogliamo riuscire. Sarà una via di sesto grado, la nostra, e ancora oggi è valutata fra le più impegnative della Grigna. [...].Fatico parecchio a salire: ogni volta che voglio andare oltre, allungandomi verso un appiglio, sento che il volo è vicino e ripiego sulla posizione primitiva. Piloni collabora manovrando ora l'una ora l'altra corda e, in qualche passaggio, anche la staffa mi è d'aiuto. Così approdo su uno spiazzo piano di circa due metri quadrati che rientra nel corpo vivo della Torre. Quale graditissima sorpresa! Il pianerottolo è interamente ricoperto d'erba, tanto fitta e nutrita che, seduti, sembra di stare su un materasso. "Salite che facciamo un pisolino" grido agli amici. [...]. La sosta ristoratrice è provvidenziale: ciò che sta dietro di noi è stato difficile, ma quel che ci attende è ancora più arduo. [...]. So che dovrò raddoppiare gli sforzi, perciò tronco ogni indugio e passo all'attacco. [...]. La pendenza è tale che se qualche sasso cade non colpisce gli amici, ma fila dritto fino alla base della parete. Dal pianerottolo dove essi sostano al posto in cui mi trovo saranno quindici metri d'altezza, e la parete strapiomba di oltre sei. [...].

Ivan Guerini nella monografia di Alp scrive:
"[…] La Torre Costanza è la struttura della Grignetta più scomoda e faticosa da raggiungere. L'altezza delle sue pareti, inconsueta per le guglie lecchesi, e la concentrazione di itinerari impegnativi la rendono anche la più severa. La Cassin sulla parete sud supera un muro giallo e repulsivo lungo una fessura strapiombante annerita dall'acqua piovana. Visibile a grande distanza è un itinerario faticoso.Nella seconda metà degli anni '70, con l'affermarsi dell'idea di salire in libera gli itinerari tradizionalmente superati in artificiale, la Cassin era una via più temuta che ambita: a me capitò di salirla in libera senza avere il tempo di considerare tale la mia scalata.Ricordo che, la sera prima, i fratelli Valerio e Giorgio Burò (forse sperando di vedermi coinvolto in qualche fallimento...) mi guardarono con celestiale provocazione dicendomi: "Perchè non andiamo a fare la Cassin alla Costanza?". Senza riflettere sulla disomogenità della nostra cordata, risposi sì.Il giorno seguente, dal parcheggio dei Resinelli, guardando la torre pensai che qyella parete non dovette sembrare particolarmente repulsiva ai primi salitori, se è vero che partirono baldanzosi all'idea di affrontarla. Una volta alla base, pensando di essere sulla via giusta, salii sparato lungo la Bonatti. Dopo tre tiri friabili che mi riempirono gli occhi di finissimo calcare sfaldato, mi accorsi che il fessurone aggettante dalla Cassin non era sopra di noi, ma a destra. Così decidemmo di calarci dalla sosta pericolanta a cui eravamo appesi. Tornati a terra, i quattro occhi celesti dei due fratelli mi guardarono... come a dire che per quel giorno poteva bastare, dopo le ore piccole della sera prima. La loro richiesta mi parve il frutto d'una debolezza deplorevole, un vero e proprio affronto alla mia furiosa necessità di arrampicare. Con l'aria di uno che non si stava per niente sacrificando, Valerio disse: "andate su voi, che in due farete più in fretta". Toccò così a Giorgio, sarcastico e cinghialesco, il compito di frenarmi le corde sul facile e di lasciarmele scorrere nei punti più difficili. Ma lui, rispetto a Valerio, aveva meno dimestichezza con le manovre richieste da quel tipo di salita. Giungemmo nella nicchia alla base del fessurone strapiombante, uno degli angoli della Grignetta in cui fa fresco anche d'estate. Sopra di noi c'era una specie di vano contorto d'ascensore, con chiodoni distanziati che si allontanavano verso l'alto. Gli arrampicatori dicevano che, su quei ferracci, si ruotava sulle staffe ora a destra e ora a sinistra. Mi sarei ricordato di quel camino due anni dopo, sulla fessura aggettante della Costantini-Apollonio al Pilastro di Rozes. Non c'è che dire: la parete strapiombava. Ma in quel periodo io amavo la scalata in camino: affascinato dalle fatiche granitiche, avevo la senzazione di uscire dal piacere brutale di una delirante oppressione. Quello che gli psicologi dell'alpinismo attribuivano ad un radicato masochismo, per me era la naturale curiosità di rapportarmi alla fisicità degli ostacoli.Pensando a Giorgio, piazzai una staffa di fettuccia nel punto in cui il camino si strozza a cappa. Tuttavia la necessità di salirci sopra, ruotando nel vuoto per raggiungere il chiodone successivo, mi parve evitabile, dato che le posizioni che assumevo nel camino mi permettevano sia di progredire strisciando sia di stare fermo. Così cominciai a scivolare verso l'alto contorcendomi, con arresti affannosi, fino alla sosta successiva. Quando Giorgio mi raggiunse, gli dissi entusiasta: "Hai visto? sono salito senza tirarmi e senza riposarmi sui chiodi". E lui: "L'hai detto tu: io dal basso non riuscivo a vederti bene". Il ricordo di quella via è custodito in una diapositiva che ritrae i miei piedi nudi, appena liberati da pedule così strette da aver aumentato di molto le difficoltà di quella parete dolomitica miniaturizzata nelle prealpi da un sortilegio dell'orogenesi. Oggi sorrido se penso che valutai la via di VII° quando invece, a distanza di anni, fu ritenuta quasi di VIII°... Alessandro Gogna, nell'articolo "La torre di Babele" uscito sulla Rivista della Montagna, ne parlò come un passo in avanti ma, come vedremo alla fine, lo fu solo parzialmente. [...]


PILASTRO IRENE - VIA MIRYAM


mercoledì 15 ottobre 2008

GRIGNA FOREVER

Tante volte ho raccontato il mio amore per la grigna. Domenica scorsa io e Luca abbiamo realizzato un bellissimo concatenamento. La via Butta al Torrione Magnaghi Centrale e la via delle Guide al Torrione Magnaghi Settentrionale. Intorno a noi un sacco di persone ma anche un cielo azzurro e temperature magnifiche.

Ale e Callist ci hanno seguito sulla Butta mentre Claudia, Tizi, Alberto e Lorenzo stavano sullo Spigolo Dorn al Torrione Magnaghi Meridionale.


Quà metto qualche fotografia della Butta.



Durante l'avvicinamento



Il nostro torrione.
La nostra via corre sull'estrema destra lungo quell'apparente fessura (in realtà camino)
che corre in obliquo verso sinistra sopra la placconata gialla strapiombante



Nuvola sul caratteristico traverso



Will raggiunge Nuvola



Quarto Tiro



Will sul Quinto Tiro



Chiodo di via

sabato 11 ottobre 2008

THREE PEOPLE IN THE SKY

Settimana piuttosto muovimentata che mi ha tenuto lontano dalla lombardia per 3 giorni. Ad Asti ho visto un sacco di film che usciranno sul mercato dal prossimo weekend a Natale. Qualcosa di buono ci sarà... ma ahimè ci sarà anche qualcosa di molto brutto.
Sabato scorso con Luca e Claudia siamo stati in Grignetta. Domenica invece con il Paolino Grisa siamo stati in Val di Mello a ripetere Luna Nascente. A parte un piccolo momento di panico quando è uscito un chiodo di sosta... tutto il resto è andato bene.

Cosa dire del sabato invece... La via in questione è la Via del Littorio alla Torre Costanza. Il nome fu appioppato da Cassin, Boga e Mary Varale per l'enorme fascio littorio che si trovava in vetta.

Oltre a qualche fotografia appiccico un breve passo del libro Capocordata scritto da Cassin stesso che racconta l'apertura della via.

[…] Finora questa parete non è mai stata scalata. Vi fu la scorsa primavera un tentativo di Comici con Mary Varale e Augusto Corti, troncato sull’inizio da un banale incidente: uscì un chiodo e Comici fece un volo. Da allora la Varale accarezza l’idea di portare a termine l’impresa e più volte me ne ha parlato. Boga ed io, da parte nostra, siamo ben lieti di unirci a lei. Alla parete nord dell’Angelina capocordata fu Boga: stavolta tocca a me […]
Giunti ai piedi della torre, pieghiamo a destra nel canale che ci porta sotto la parete est e saliamo per rocce facili alternate da liste verdi e pianerottoli erbosi fino alla placca che da un lato è saldata alla torre, dall’altro forma un camino che si contiene fra il terzo e il quarto grado. Lo rimontiamo legati con doppia corda per tutta la sua lunghezza. La roccia è fredda, le cortine nebbiose si vanno chiudendo, ma la ginnastica sostenuta ben presto ci infonde calore. Più tardi quando le difficoltà vere e proprie cominceranno, avrò modo di sudare.
Gli ostacoli iniziano infatti da questo pulpito in su, con una di quelle fessure strapiombanti che servono per i polpastrelli e i chiodi e nelle quali raramente i piedi entrano. Sono crepe non continuative ma alternate, che costituiscono, come già ho detto, una delle caratteristiche della Grignetta. Lungo questa fessura, Comici si era alzato sei o sette metri; trovo dei chiodi e la Varale – che ferma sul ballatoio insieme a Boga fa sicurezza – conferma che sono quelli del loro tentativo. Quei chiodi mi sono d’aiuto: con molta fatica ne piazzo altri […]
Ero convinto che dopo questo scabroso passaggio il terreno si facesse più mite, ma mi accorgo d’essere un inguaribile ottimista poiché quanto segue è ancora di sesto grado […].
Grandi difficoltà non ne restano e per piacevoli rocce tocchiamo la vetta. C’è vento a sdrucire la nebbia e la signora Varale, con la sua espansività, ci premia dandoci un bacio. Quando c’è una rappresentante del gentil sesso, compiuta un’ascensione si usa così: ed è un rito al quale teniamo in modo particolare. […]








venerdì 3 ottobre 2008

UNA VIDA LOCA

E' da parecchi giorni che voglio pubblicare un post sul mio blog.
Più volte ho effettuato l'accesso ma immancabilmente mi ricordavo di cose più urgenti da fare e sistemare.
Il corso di roccia mi ha impegnato non poco anche se non avevo l'impiccio della segreteria.
Ieri sera, con la cena finale, abbiamo salutato gli allievi. Sono molto contento perchè tra di loro ho visto gente veramente disposta a mettersi in gioco a 360 gradi. Gente che il primo giorno aveva paura di una corda doppia e in val di mello saliva Frizzina.
Un ottimo risultato.

Di recente mi sono iscritto a FaceBook e ho ritrovato dei vecchi amici. Gente che non vedevo da un sacco di tempo, gente che pensavo non si sarebbe più ricordata di me.

Un altro weekend è alle porte e cosa farò ancora non lo so... sto iniziando a sentire l'autunno e sento il bisogno di stoppare un attimo la mia vita. Una pausa di riflessione e meditazione su ciò che ho fatto fino ad oggi e su ciò che mi resta ancora da fare.

Sto leggendo un libro dal titolo ARRAMPICARE ERA IL MASSIMO. Ho oltrepassato da poco la metà ma ahimè lo trovo terribilmente noioso.