martedì 2 febbraio 2010

IL DANIEL

A dir la verità non ricordo quando ci siamo incontrati la prima volta.
Di certo davanti ad una birra. Di certo non sono capace di dire quando.
Ricordo che erano tempi in cui guardavo le foto del Daniel con un certo interesse.
Questo ragazzo trasportato dalla Bora di Trieste sino ad atterrare tra le colline bergamasche e l'aria del lago di Lecco aveva saputo catturare il mio interesse.
Definirlo "ribelle" è sbagliato. Forse "originale" è più corretto. Di certo meglio appiccicargli sulla schiena l'aggettivo "controcorrente".
Ogni mattina per il Daniel era buona per dar vita a qualche nuova avventura. Con i turni che faceva aveva a disposizione un sacco di possibilità. E' utile chiamarle "possibilità" e non "tempo libero" perchè spesso dopo le sue uscite in montagna aveva da scontare la sua dose quotidiana di lavoro.
Non si è mai definito un classico, ma ha certamente curiosato al di là di quella porta che divide l'alpinismo da dura lotta con l'alpe da quella che un tempo era l'arrampicata libera e che ora porta l'aggettivo di sportiva.
Lui è uno così. In base a come dormiva riempiva lo zaino con un po' di cianfrusaglie e partiva. Che si trattasse di una camminata solitaria o un'arrampicata su qualche parete assolata aveva poca importanza.
Quella sera, davanti a quella birra, abbiamo iniziato un'amicizia anomala. Forse più che amicizia dovrei chiamarlo "un cammino parallelo". Entrambi ci siamo guardati e entrambi ci siamo apprezzati per ciò che combinavamo. Una volta abbiamo arrampicato insieme. Solo una. Chissà perchè abbiamo aspettato un bel pò prima di farla. Quel giorno abbiamo scelto una via molto facile. Forse perchè uno voleva conoscere di più l'altro prima di buttarsi su progetti "too hard" ma entrambi sapevamo, ne sono sicuro, che quel giorno delle difficoltà non ce ne fregava proprio un cazzo.
Eravamo li, sotto il sole cuocente della Grigna, a fare qualche passo d'arrampicata.
La via è finita alla svelta o meglio sarebbe dire che alla svelta abbiamo voluto finire davanti ad una birra.
A Daniel quel giorno restò attaccato il libro "Calcare d'Autore" che il forno nella Grigna cercava di promuovere a più non posso.
Daniel sfogliò alla svelta le pagine che ancora odoravano di tipografia. La pagina che presentava l'eleganza del camino Cassin al Pizzo d'Eghen l'aveva catturato e subito mi aveva proposto la ripetizione.
Durante il carnevale seguente il destino giocò un brutto scherzo all'amico che lo pose nella condizione di prendersi un po' di riposo forzato. All'inizio un anno, poi due.
La sorte gli aveva comunicato di essere ufficialmente una grande Troia.
Tutto fu nel giro di poco stravolto. Tutto. Niente si era salvato.
Il Daniel ha tirato fuori il meglio di se e ha sedotto il destino inventandosi nuovamente.
Sono arrivati nuovi usi, nuove passioni, una donna alla quale ha saputo mettere un anello al dito. Intanto però sul calendario c'era la spunta dei giorni. Il count down procedeva.
Ora il tempo è scaduto.
I suoi polpastrelli non vedranno più le rocce unte del Medale. I suoi capelli biondi non verranno più spazzati via dal vento gelido sulla vetta della Grignetta dopo una spicozzata invernale sulla Segantini. Le sue viti da ghiacchio non scivoleranno dentro vertiginose e fredde cascate.
Tutto ha un inizio e tutto ha una fine. La montagna per lui ora è una cartolina piena di ricordi attaccata ad una parete.
Non se lo meritava ma il destino ha giocato la sua partita. Lui ha combattuto sino all'ultimo e non ha mai smesso di sperare. Prima che partissi per il Kenya aveva una grinta in corpo.
Ora il Daniel è in un bicchiere d'acqua ma sono certo che si metterà a nuotare sino a raggiungere il bordo.
E... dopo... scoprirà che nuove avventure gli cadranno davanti... e... sono certo che le affronterà con lo stesso timore e rispetto con cui ci siamo guardati in faccia tanti anni fa davanti alla prima birra che abbiamo bevuto insieme.

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