domenica 10 febbraio 2013

VENTANAS



VENTANAS
di Matteo Will Bertolotti

L’ultimo raggio di sole s’è andato senza dire arrivederci, scomparendo diedro l’imponente vetta che sovrasta le nostre teste.
Da poco ho consumato il cibo che mi sono trascinato fin quassù. Con Luca abbiamo smezzato una barretta di cioccolato con la speranza di addolcire questa notte, che si annuncia fredda e intensa. Il vento soffia forte lungo questa valle dimenticata dal mondo. Il vento si prepara a darci la buonanotte. Su questa grande terrazza d’erba non siamo i soli. In questo sabato sera d’inizio luglio altre persone come noi hanno deciso che si potesse tentare questo imponente spigolo. Uno spigolo dove la fama della sua lunghezza precede la sua particolare bellezza. Una bellezza nascosta che appare solo alle persone che riescono ad andare oltre al semplice gesto dell’arrampicata. Una bellezza che spesse volte Luca ed io andiamo cercando.
Sono stati i 1620 metri di sviluppo e l’eco della via più lunga delle dolomiti, a innescare in noi, piccoli arrampicatori della domenica, la voglia di salirlo. Lungo questi metri di roccia e di erba però c’è dell’altro.
Tra poco vivremo il nostro secondo bivacco in parete. In mezzo a questi mughi siamo riusciti a trovare dei piccoli spazi e qui, mentre aspettiamo che la nostra stanchezza abbia il sopravvento, siamo completamente rapiti dal cielo stellato. Intorno a noi solo stelle. Milioni di luci sembrano che si siano accese apposta per darci la buonanotte o forse per farci sentire meno soli. Il paese è molti metri più in basso e le luci delle strade non arrivano fin quassù. Luca ed io cerchiamo d’identificare qualche costellazione ma ben presto ci ritroviamo a condividere i nostri progetti, fondati su sogni comuni. Vie impegnative si alternano a lunghi viaggi in giro per il mondo. Insieme, sotto questo cielo cerchiamo di progettare il nostro futuro, consci del fatto che l’imprevedibilità delle nostre giornate ne è il più bel regalo.
Prima di chiudere occhio mi passa per la mente il ricordo di un ragazzo che non ho mai conosciuto e che mai potrò incontrare. Un libro trovato in un mercatino dell’usato me l’ha fatto conoscere. Il suo nome è Angelo e su questo spigolo è salito da solo. Un pomeriggio, dopo aver lavorato a lungo, è salito sulla sua 500 e arrivato sino a questa valle isolata, protetta dalla Croda Grande e dalle Pale di San Lucano. Dopo aver dormito poche ore su scomodi sedili si è incamminato lungo i ripidi prati che conducono alla roccia e da qui sino alla vetta con uno zaino pesante come compagno di cordata. Spesse volte si è ritrovato ad arrampicare senza un compagno, in solitudine. Spesse volte la solitudine, con la quale aveva imparato a dialogare, l’ha reso una persona migliore. I suoi scritti ne sono la testimonianza. Questo giovane ragazzo oggi non c’è più. Ha chiuso gli occhi per l’ultima volta sull’Eiger quando, all’età di ventitré anni, in compagnia di Sergio De Infanti inseguiva un sogno.
Mi sono avvicinato a De Infanti una sera, al termine di una conferenza a Tolmezzo. Gli ho chiesto di raccontarmi qualcosa su Angelo Ursella che non potessi leggere nei libri. Dopo qualche tentennamento mi ha risposto “mi manca da morire”. Queste parole, ora, mentre cerco un po’ di sonno si amplificano dentro la mia testa. In quelle poche e semplici parole è racchiuso tutto il mio significato di alpinismo. Se volessi ulteriormente riassumerle, potrei utilizzare una parola sola: condivisione.
Ora questa scomoda terrazza assume il confort di un albergo a cinque stelle. Ora il vento rapisce i miei ricordi e li trasporta lontano, verso le grandi pareti. Ora m’appresto a vivere le emozioni forti di domani.

* VENTANAS in spagnolo significa finestre.




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