mercoledì 23 luglio 2008

SOLITUDINE BY NIGHT

Eccomi qui a batter tasti. Eccomi qui davanti ad un pc. Semplicemente eccomi qui.
Dopo che qualche giorno fa,Giacomo mi aveva emozionato con la sua salita notturna alla Grigna era nato dentro di me il desiderio di salire la Cresta Segantini con gli ultimi raggi di sole e arrivare in vetta con il buio. Andrea e Monica, miei compagni notturni però preferivano qualcosa di meno impegnativo. La scelta cade allora su di un posto un poco dimenticato, ma alpinisticamente significativo.
Alla Rocca di Baiedo don Agostino Butturini con il suo gruppo Condor ha aperto vie d'arrampicata non troppo difficili. La più famosa è Solitudine. La via fa per noi. 6-7 brevi lunghezze e un 'comodo' sentiero di discesa. Si parte. Raggiungiamo l'abitato di Baiedo in motorino perchè certi dell'intenso traffico che percorre la strada Briantea.
I rovi che coprono il sentiero d'accesso ci danno idea di un qualcosa di dimenticato. Stupendo! In un batter d'occhio siamo all'attacco della via. Con noi per la prima volta c'è una telecamera. Io salgo le prime 3 lunghezze, Andrea chiude la via. Siamo nel boschetto sommitale quando il buio ormai avvolge tutto.
Inizia la discesa. Inizia una traccia che via via si perde. Capiamo di essere fuori strada, ma un debole sentierino ci invita a continuare. E proseguiamo. Davanti ci sono io che cerco di procedere lentamente per essere sicuro di non cadere. La mia prudenza evidentemente non è sufficiente e inizio a scivolare lungo il ripido bosco. Inizio vorticosamente ad afferrare tutto quello che mi passa sotto le mani. Niente da fare. Tutto si muove. Io cado. Io perdo metri. Mentre sento urlare di disperazione i miei amici mi ritrovo su di un salto. Sento il vuoto. Cado pochi metri. Batto in più punti la testa. Non mi fermo. Continuo a scivolare. Sotto di me la statale. Sbatto ovunque. Pensieri di una fine imminente sono ormai una certezza. Sento di non aver chiuso i conti con questa vita. Sento di non aver salutato. Sento di non aver saldato vecchie ferite. Poi un colpo secco. Un albero stoppa la mia caduta. Sento dolore alla testa. Sento dolore ovunque. Provo a muovermi. Mi lascio andare sapendo che l'enorme tronco non mi sputerà via. Prendo fiato. Perdo sangue dal naso e dalla testa. Le mani mi fanno male. Le urla di disperazione riecheggiano nel bosco. La frontale s'è persa durante la caduta. Avviso i miei amici che sto bene (?). Loro decidono di raggiungermi. Da questo tronco riusciamo a scendere in doppia. Con una calata di 30 metri esatti i miei amici sono da me. Ma nel frattempo un paio di abitanti del paese, preoccupati dalla luce della frontale che avanzava nel bosco ci hanno raggiunto. Mi aiutano a scendere sulla strada. Scosso. Consumato dai pensieri. Certo di essere vivo. Mangio la pasta fredda che Monica avaveva preparato. Guardo nei loro occhi e capisco la paura che tutti abbiamo avuto. Un freddo intenso accompagna la nostra discesa in moto sino a casa. Raggiungo il letto. Mi sdraio. Sono pieno di dolori. Ripenso alla giornata. Rivedo la mia vita.
M'addormento.

5 commenti:

Giamo ha detto...

esperienza intensa...contento che tu l'abbia potuta scrivere..

Non mi fare preoccupare più nè!!

Usti..!

Anonimo ha detto...

... ti sei giocato un altro jolly Will!

Siamo contenti che ne hai un bel po!

foppafra

Midanno ha detto...

meno male che eri alla ricerca di emozioni al chiaro di luna! Mentre leggevo avevo paura che potesse essere finita male, poi ho pensato che eri tu che stavi scrivendo e mi sono rilassato ;o)
però non lo fare più, promesso?

Anonimo ha detto...

ufffffffff!!!
Wiiiill!!!

Anonimo ha detto...

Caspita Will, che esperienza! Contento anch'io che tu non ti sia fatto male seriamente. Certo sarebbe stato triste lasciarci dopo un'arrampicata chiamata Solitudine... Buon recupero!