martedì 26 maggio 2009

TEMPO DI BATTER TASTI

E' passato parecchio tempo da quando mi mettevo davanti ad un pc e iniziavo a battere liberamente sui tasti della tastiera.
Errori, imprecisioni, inesattezze... Quello che avevo scritto era uscito semplicemente dal rumore dei miei polpastrelli sui tasti ormai luci della mia tastiera.
Qualche settimana fa avevo fatto presente al Giamo e al Danno che stavano trascurando il loro blog... e non mi sono accorto che anch'io mi ero dimentato del mio.
Di avventure ne sono successe davvero tante. Da un viaggio in croazia che mi ha portato ad un rientro anticipato... a qualche piccola novità lavorativa... alle mie avventure sui monti.
Non trovo molto senso nell'elencare una ad una le salite. Ne verrebbe un elenco inutile per tutti. Per me in primo luogo e ultra noioso da leggere per voi. Non è stilare un elenco, non è mostrare una salita fatta o tentata che m'interessa. L'importante è il vissuto!
Essere su di un picco del monte Bianco o su una guglia della Presolana in fondo è la stessa cosa. Certo cambia in panorama ma le emozioni che una salita ti regala sono sempre uniche... Quasi se ogni volta che si poggia la mano sulla roccia si fosse sempre in un posto differente.
Ultimamente ho arrampicato oltre che con Luca, Claudia ed Ale anche con Paolo e Raffo. Alcune volte (per non dire spesso) mi sono ritrovato su itinerari notevolmente "too hard for me" ma da secondo ho avuto modo di fare mio uno spirito avventuroso che ha saputo portarmi indietro nel tempo. Un sorriso, una canzone, un bivacco ai piedi della regina delle orobie, una staffata, un
ritornello che evoca le azzerate mi hanno fatto vivere momenti magici.

Un'episodio che mi ha colpito molto e che ha invaso per parecchio tempo la mia mente è accaduto in val d'aosta ormai più di un mese fa. Mi trovavo di buon ora con lo Spinelli nel parcheggio del cimitero di Verres e mentre ci preparavamo a salire la via "Li Mortacci" che è proprio dietro al cimitero mi si è avvicinato un vecchietto zoppicante senza un braccio che teneva sotto mano un
secchio arancione. Dentro di me m'aspettavo il solito cercatore di spiccioli invece cercava da me solo un po' d'aiuto. Entrati nel cimitero mi ha chiesto di salire una scala e d'inserire dei tulipani gialli davanti a delle lapidi. A giudicare dalle vecchie fotografie e dalle scritte dovevano certamente essere i suoi genitori. Il vecchietto mi ha ringraziato e dopo esserci
salutati ha iniziato a pregare. Si tratta di un episodio certamente comune che non ha nulla di originale ma sono rimasto colpito dalla fede di quest'uomo. Nonostante il pessimo stato di salute quel giorno stava davanti ai genitori a regalare loro un fiore.
Penso molto a questa storia...

Un'ultima cosa...mi mancano poche pagine a completare un libro commemorativo sulla storia del gruppo Condor di Lecco. Un gruppo di marmocchi tirati insieme da Don Agostino Butturini. Ciò che questo 'don' ha fatto è stato insegnare loro l'amore per la montagna, i valori dell'amicizia ma soprattutto ha fatto capire loro che la montagna deve essere una scuola di vita... non un totem da adorare.
Voliamo alti!