sabato 20 aprile 2013

LA VALLE DEL SARCA


Ci sono luoghi in grado di catturare i bambini. I loro occhi ben aperti e la bocca spalancata spesso vengono immortalati dai loro genitori con lo scopo di ricordare al figlio, dopo molti anni, la felicità di vivere.
Sono anni in cui tutto scorre sereno, dove una valle, un corso d’acqua e un senso d’infinito sono sufficienti per regalare un sorriso, stimolare una corsa, intonare una canzone.
Passano gli anni e questi bambini sentono la necessità di cercare nuovamente la felicità. Qualcuno ci riesce, qualcun altro ha bisogno della chimica. Tutti spesso si dimenticano di quanto la capacità di stupirsi del quotidiano sia una piccola fetta di felicità che va riscoperta.
Nella Valle del Sarca sono tornato bambino. Nella Valle del Sarca mi stupisco ogni passo che faccio. Nella Valle del Sarca corro inseguendo i colori di un giorno qualsiasi che vale più di quello già trascorso.
A giorni in libreria arriva una testimonianza. E’ l’amore di Diego per questo mondo. E’ lo stupore di un ragazzo cresciuto in questa terra. E’ il mio stupore davanti alla nostra amicizia.

--------------------------------------------------------------------------------------------------------------



ARCO PARETI
di Diego Filippi
Versante Sud

INTRODUZIONE
di Matteo Bertolotti


I caldi raggi del sole mi fanno sudare dopo soli cinque minuti di cammino sul ripido sentiero, che mi porta alla base di una fessura colma di chiodi vecchi e insicuri. La luce colora la parete d’infinito come infinita appare questa linea strapiombante che sale verso il cielo. Oggi tutte le nostre preoccupazioni e i nostri pensieri svaniranno e questa salita c’insegnerà a respirare e a bastare a noi stessi.
Diverse volte dalla cengia del piccolo Dain mi sono ritrovato con il naso all'insù per tentare di immaginare lo sguardo di Angelo Ursella che, quel giorno, inseguiva l'immortalità.
La linea che stiamo per ripetere è una delle più vecchie aperte in valle, ma di certo per me è e resterà la più affascinante. Le staffe e un duro lavoro di carpenteria sono gli ingredienti necessari per progredire. Oggi tutto suona decisamente fuori moda ma fieri di essere controcorrente procediamo sino a uscire in vetta. Lo spettacolo è unico. Da questa sosta appesa, un vento freddo raccoglie le nostre emozioni e le porta verso l'imbocco della valle, dove il clima è più mite e il lago le culla dolcemente. Da questa sosta pare di dominare l’intera valle. Generazioni di alpinisti hanno inseguito fessure e forzato strapiombi, ma soprattutto, regalato sguardi alla montagna.
Qui grandi uomini hanno tracciato indelebili linee di salita. Detassis utilizzò persino un chiodo da ghiaccio per superare l'estetica Canna d'Organo. Qui itinerari classici si alternano a quelli sportivi. L'artificiale abbraccia gli innovativi itinerari tracciati e curati dal creativo Heinz Grill, mischiandosi ai segni di chi non vuole lasciare tracce.
Tutte queste montagne, tutte queste linee non sarebbero nulla se non ci fossero gli uomini con i loro sogni. Sogni che scolpiti dal nostro io e cullati dalla condivisione con il compagno di cordata, ci conducono verso un qualcosa d’indecifrabile per la maggior parte delle persone ma estremamente nitido per l’alpinista. E sono proprio i rapporti tra le persone, e le conseguenti condivisioni che nascono durante l’arrampicata a trasformare una semplice salita in qualcosa di unico.
La valle del Sarca è un mondo fantastico, fatto di luci e colori, fatto di sogni e di desideri. La valle del Sarca è tutto... e niente.
Descrivere una Valle non è semplice. Bisognerebbe raccontare delle persone che l’hanno frequentata, delle persone che l’hanno amata e la amano ancora. Bisognerebbe raccontare di gente che con la semplicità di un bambino riesce ancora a trovare nuove linee, nuove avventure.
La storia di Diego è quella di uno dei tanti innamorati della valle; per me sei anni fa lui rappresentava una fotografia su di un libro pieno di disegni che raccontano salite a volte per me troppo difficili, e oggi, un Amico con il quale ho condiviso tante avventure verticali. Sicuramente il dono più grande che la Valle del Sarca mi ha dato.
Dire che Diego è innamorato della Valle è riduttivo. E’ un’affermazione che non trasmette la passione che si sprigiona ogni giorno quando da Sopramonte Diego scende in questo mondo magico. Arrampicare, camminare, salire una ferrata o sistemare un sentiero d’accesso non ha importanza. L’importante è alzare lo sguardo su queste pareti e iniziare un dialogo con loro.

Occupare questo spazio, con la consapevolezza di essere stato preceduto da due grandi alpinisti come Samuele Scalet e Maurizio Giordani è un onore per me troppo grande. Un onore che solo un Amico ti può concedere.

domenica 7 aprile 2013

E' POSSIBILE TRAMANDARE LA PASSIONE PER L'ALPINISMO?

Interessante convegno che si è svolto a Valmadrera lo scorso 6 aprile con numerosi ospiti presenti. Diverse persone importanti. Diverse persone che occupano spazio nella mia libreria.

Il punto di partenza per le mie conclusioni parte proprio da una frase di Ivo Ferrari. "Io vado in montagna, io arrampico per me stesso". Delle persone presenti (Alessandro Gogna, Ivo Ferrari, Elio Orlandi, Marco Anghileri e Ivan Guerini) solo Ivo ha avuto il coraggio di esternarsi così profondamente. Sono però pienamente convinto che tutti loro hanno fatto il loro percorso unicamente per loro stessi. Se non fosse così... perchè l'Ivan Guerini ha lasciato la Val di Mello dopo che ha iniziato ad essere frequentata?
Il tramandare una passione però non è un'azione che si compie volutamente. E' il proprio io a lasciare una traccia. Mi spiego meglio:
Alessandro Gogna. Un grande della storia dell'alpinismo. Uno che ha cavalcato diverse epoche. Dagli scarponi ai piedi alle scarpette sulle placche lisce del Tempio della Magia. Eppure Alessandro, con le sue imprese (Prima solitaria della Cassin alle Walker, prima invernale alla nord est del Badile, ecc...) ha fatto sognare tante persone. Con i suoi libri (ha anche fondato una casa editrice) ha tramandato la storia. La sua e quelli di altri venuti prima di lui. Senza la conoscenza della storia. Senza il rispetto di chi ci ha preceduto non possiamo guardare al futuro.
Ivo Ferrari è uno schietto. Parla a braccio e con semplicità. E' l'uomo che mi conquista più per i suoi silenzi mediatici. Eppure con le sue solitarie e le sue avventure sulle Pale di San Lucano hanno qualcosa di eccezionale. Le emozioni fermentano dentro di lui e dopo qualche tempo compaiono brevi racconti su facebook (e solo dopo sul notiziario del CAI di Bergamo) che sono in grado d'intrappolarti e di condividere con lui la salita.
Elio Orlandi. E' l'alpinista che conosco di meno. La sua attività in Patagonia è notevole ma dentro di me porto una voce tremolante ad una edizione del festival di Trento dove ricorda l'amico Cesarino Fava. Ed è nell'ultimo suo viaggio in Patagonia che Elio m'intrappola: La ricerca dell'amico travolto da valanga sino allo stremo delle forze. Il compagno di cordata. La cosa più importante che ci sia. Più della via, della vetta.
Marco Anghileri. Marco Anghileri racconta le sue avventure sulle montagne di casa. Lo fa postando su dei forum e catturando tanti lettori. Le avventure sono tra le più varie. Dalla ripetizione di 6 vie Cassin in una sola giornata ad un grande concatenamento al Medale. 2000 metri sopra il lago è la prova che Marco ha una storia d'amore bellissima con le montagne che lo avvolgono. E' follemente innamorato e come un'adolescente le racconta agli amici. Lo ammiro perchè insegna che l'avventura e la novità sono alla portata di tutti. Basta indossare occhi da sognatori.
E infine c'è l'Ivan Guerini. E' la seconda volta che sento una sua conferenza e questa volta ne esco meno sconvolto dalla prima. E' un uomo di cultura e spesse volte faccio fatica a tenere il passo mentre parla. Ma quest'uomo ha una filosofia di vita che insegna al rispetto. Alla natura prima di tutto alla semplicità poi.

Chi ha scelto i relatori è stato bravo. Non era assolutamente facile. Conosco alpinisti che ricoprono posti importanti nel grande libro della storia dell'alpinismo. Uomini che raggiungono gli 8000 in inverno e poi mentre si trovano dall'altra parte del mondo, in un terribile 27 dicembre 2005 mentre tu stai vivendo un lutto fortissimo trovano il tempo per scrivere le 10 regole per scalare in sicurezza una cascata di ghiaccio e farle pubblicare sul giornale a fianco alla fotografia del tuo amico che non c'è più. E' come violentare una seconda volta una donna stuprata. Oppure alpinisti che portano un maglione rosso importante e che hanno pure la patacca di accademico che su una rivista importante come Meridiani e Montagne rubano una mia relazione e la pubblicano a loro nome. Cosa possono trasmettere queste persone? Io non posseggo risposta.

Durante la serata i cinque si sono confrontati e scontrati. E' giusto così. Ognuno di loro sta aprendo una nuova via su una grandissima parete nord. Un giorno arriverà qualcuno che trovando la parete gradinata ripeterà la via qualunque essa sia. Si, la ripeteranno perchè gli apritori avranno lasciato le loro tracce.