Ci sono luoghi in grado di catturare i bambini. I loro occhi
ben aperti e la bocca spalancata spesso vengono immortalati dai loro
genitori con lo scopo di ricordare al figlio, dopo molti anni, la
felicità di vivere.
Sono anni in cui tutto scorre sereno, dove una
valle, un corso d’acqua e un senso d’infinito sono sufficienti per
regalare un sorriso, stimolare una corsa, intonare una canzone.
Passano
gli anni e questi bambini sentono la necessità di cercare nuovamente la
felicità. Qualcuno ci riesce, qualcun altro ha bisogno della chimica.
Tutti spesso si dimenticano di quanto la capacità di stupirsi del
quotidiano sia una piccola fetta di felicità che va riscoperta.
Nella
Valle del Sarca sono tornato bambino. Nella Valle del Sarca mi stupisco
ogni passo che faccio. Nella Valle del Sarca corro inseguendo i colori
di un giorno qualsiasi che vale più di quello già trascorso.
A
giorni in libreria arriva una testimonianza. E’ l’amore di Diego per
questo mondo. E’ lo stupore di un ragazzo cresciuto in questa terra. E’
il mio stupore davanti alla nostra amicizia.
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ARCO PARETI
di Diego Filippi
Versante Sud
INTRODUZIONEdi Matteo Bertolotti
I
caldi raggi del sole mi fanno sudare dopo soli cinque minuti di cammino
sul ripido sentiero, che mi porta alla base di una fessura colma di
chiodi vecchi e insicuri. La luce colora la parete d’infinito come
infinita appare questa linea strapiombante che sale verso il cielo. Oggi
tutte le nostre preoccupazioni e i nostri pensieri svaniranno e questa
salita c’insegnerà a respirare e a bastare a noi stessi.
Diverse
volte dalla cengia del piccolo Dain mi sono ritrovato con il naso
all'insù per tentare di immaginare lo sguardo di Angelo Ursella che,
quel giorno, inseguiva l'immortalità.
La linea che stiamo per
ripetere è una delle più vecchie aperte in valle, ma di certo per me è e
resterà la più affascinante. Le staffe e un duro lavoro di carpenteria
sono gli ingredienti necessari per progredire. Oggi tutto suona
decisamente fuori moda ma fieri di essere controcorrente procediamo sino
a uscire in vetta. Lo spettacolo è unico. Da questa sosta appesa, un
vento freddo raccoglie le nostre emozioni e le porta verso l'imbocco
della valle, dove il clima è più mite e il lago le culla dolcemente. Da
questa sosta pare di dominare l’intera valle. Generazioni di alpinisti
hanno inseguito fessure e forzato strapiombi, ma soprattutto, regalato
sguardi alla montagna.
Qui grandi uomini hanno tracciato
indelebili linee di salita. Detassis utilizzò persino un chiodo da
ghiaccio per superare l'estetica Canna d'Organo. Qui itinerari classici
si alternano a quelli sportivi. L'artificiale abbraccia gli innovativi
itinerari tracciati e curati dal creativo Heinz Grill, mischiandosi ai
segni di chi non vuole lasciare tracce.
Tutte queste montagne,
tutte queste linee non sarebbero nulla se non ci fossero gli uomini con i
loro sogni. Sogni che scolpiti dal nostro io e cullati dalla
condivisione con il compagno di cordata, ci conducono verso un qualcosa
d’indecifrabile per la maggior parte delle persone ma estremamente
nitido per l’alpinista. E sono proprio i rapporti tra le persone, e le
conseguenti condivisioni che nascono durante l’arrampicata a trasformare
una semplice salita in qualcosa di unico.
La valle del Sarca è un
mondo fantastico, fatto di luci e colori, fatto di sogni e di desideri.
La valle del Sarca è tutto... e niente.
Descrivere una Valle non è
semplice. Bisognerebbe raccontare delle persone che l’hanno
frequentata, delle persone che l’hanno amata e la amano ancora.
Bisognerebbe raccontare di gente che con la semplicità di un bambino
riesce ancora a trovare nuove linee, nuove avventure.
La storia di
Diego è quella di uno dei tanti innamorati della valle; per me sei anni
fa lui rappresentava una fotografia su di un libro pieno di disegni che
raccontano salite a volte per me troppo difficili, e oggi, un Amico con
il quale ho condiviso tante avventure verticali. Sicuramente il dono
più grande che la Valle del Sarca mi ha dato.
Dire che Diego è
innamorato della Valle è riduttivo. E’ un’affermazione che non trasmette
la passione che si sprigiona ogni giorno quando da Sopramonte Diego
scende in questo mondo magico. Arrampicare, camminare, salire una
ferrata o sistemare un sentiero d’accesso non ha importanza.
L’importante è alzare lo sguardo su queste pareti e iniziare un dialogo
con loro.
Occupare questo spazio, con la consapevolezza
di essere stato preceduto da due grandi alpinisti come Samuele Scalet e
Maurizio Giordani è un onore per me troppo grande. Un onore che solo un
Amico ti può concedere.